News:

BENVENUTI NEL VECCHIO FORUM DI WWW.XT600.IT

Menu principale

Viaggio Tunisia 2005-2006

Aperto da Christian, 04 Febbraio 2021, 20:20:47

Discussione precedente - Discussione successiva

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questa discussione.

Christian

Cari miei, ecco!

Qui sotto state per leggere e guardare le foto delle mie due settimane più belle della mia vita nel profondo sud della Tunisia nel 2005-2006.

Buona lettura!

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'unica dimenticanza fu il berretto militare svizzero, rivestito di pelo e munito di copri orecchie.
La lavanderia, nel cui interno si trovava il berretto, non avrebbe più aperto che fra due giorni...e tre notti. Le notti rivestite di stelle. Mille e una notte.
La notte sul 17 dicembre dormii bene e mi svegliai in forma. Bale, il compagno di viaggio e amico fin dai tempi dei Ciao, Fantic, ecc., si svegliò, nella prima giornata di vacanza solo al secondo suono del campanello. Ma Bale aveva un berretto.
Partimmo da Locarno, costeggiando il Lago Maggiore fino a Verbania. Sull'autostrada raggiungemmo Genova prendendo un'uscita prima del dovuto. Al Porto scoprii che avremmo viaggiato a bordo della Habib e non della Cartage. Ma la fortuna è stata da parte di Habibi – il mio tesoro – che pur vecchia e sporca, è pur sempre la-nave-che-per-prima-mi-portò-nel-deserto. Infatti, La Cartage levò le ancore un'ora prima di noi ma restò in acque portuali per quattro ore, in attesa del ritrovamento del clandestino respinto che, per tornare in Italia, s'era buttato a mare.
Di pomeriggio pensai bene di recuperare qualche ora di sonno represso alle cinque di mattina. Durante lo stesso periodo di tempo, su uno dei ponti della nave, si svolsero le formalità doganali. Quando di sera cercai di recuperare questa lacuna, venni informato che gli uffici erano ormai chiusi.
A Tunisi avrei dovuto fare un "qualcosa" che evidentemente non capii. Alla dogana c'era il solito casino di carte da fare e da rifare perché "qualcosa" va fatto diversamente. Beh, però solo il solito casino, il fatto che non avessi svolto le formalità sulla nave, non sembrava affatto aumentare la mole di scartoffie e timbri. Anche il fatto che non diminuisse è una considerazione interessante. È solo l'inizio, ma qui comincia l'Africa e le formalità sono proprio solo delle formalità!
Alle sei di sera, dopo aver fatto il pieno al furgone, partiamo. Durante il viaggio ci fermammo da qualche parte a nord di Kamour a mangiare il mesciuì. Si tratta di agnello alla griglia servito con una tradizionale salsa. Questi posti-mesciuì sono sempre un po' cari per turisti , ma questo ci ha spennato per bene, portandoci continuamente nuove pietanze che abbandonava sul tavolo. Comunque era molto buono. Il viaggio continuò fino a Douz con una sola fermata per pulire i vetri. A Douz arrivammo alle due e mezza al Camping Club du Desert.
Al mattino del 19 dopo la registrazione, quelli del camping ci fecero la richiesta a Tataouine per il permesso per andare al sud.
Al pomeriggio andammo a fare un giretto sulle dune dietro alla tribuna del festival. Dopo poco vidi  il Bale avvicinarsi verso di me con un sorriso che hanno solo i bambini dopo aver rubato le ciliegie.
Putroppo, da lì a pochissimo il Bale prese la sua prima duna in diagonale. Risultato: forcelle girate, l'interruttore della luce spaccato e un colpo in zona costole. Dopo aver radrizzato le forcelle io tornai al campeggio e il Bale se ne andò a far foto.
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

Al venti, in attesa del permesso, andammo a fare il classico giro alle rose del deserto. Da Douz si va a El Farouar (wp ELFARU) dove si prende una delle piste che vanno a SSO. Io ho presi la pista sbagliata e  andatai a finire negli orti dove, a una sigaretta alla volta, siamo riusciti a farci spiegare la direzione. Per arrivare alla fonte (wp ROS05) siamo dunque finiti nelle dune che la pista giusta avrebbe evitato. Al Bale si ruppe il bottone tanto decantato da chi non è capace ad avviare una moto col kick. Procedemmo tra le dune seguendone la silhouette. Ma per il mio amico era la prima volta. La prima volta fa sempre male! Uscimmo dalle dune dopo circa 7-8 km e andammo alla fonte. La pista era piatta, il fondo duro e pieno di sale - apro tutto!
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

Al ritorno andò tutto bene ma sul pezzo d'asfalto, pelai dal freddo. Il 21 di dicembre arrivò il permesso, ma visto che ero un po' incasinato,  mi feci convincere a partire il giorno dopo. Questa decisione mi lascia amarezza fino ad oggi visto che le vacanze erano come sempre troppo corte.
Il 22, finalmente, partimmo alla volta di Xar Gillane, un'oasi creata dalla ricerca del petrolio. Hanno trovato di meglio dell'oro nero: l'acqua! Con noi partirono due austriaci ventenni, alla prima esperienza con una DR650 e una Dominator con gomme stradali. Io mi ritrovai subito, i solchi lasciati dalle auto nella pista sabbiosa sono uno dei miei fondi preferiti. Per chi non ha esperienza, finché capisce "l'inganno" della sabbia, questo tipo di pista è un incubo. Dopo la fermata d'obbligo al Café Porte du Desert del signor Ahmed i nostri due austriaci felici restano in dietro. Il Bale fa le due cadute con il più forte effetto psicologico del viaggio. Lo vidi teso e gli dissi
– Quando ho fatto per la prima volta questo pezzo di pista pensai di aver commesso l'errore più grosso della mia vita –
    – Infatti, anch'io! – fu la risposta in tono sarcastico.
Cercai di ripetergli decine di volte di tenere le braccia molli e lasciar fare alla ruota davanti quello che voleva, guidando unicamente con l'inerzia rotatoria della stessa, col peso del corpo e appoggiandosi dolcemente al lato dei solchi ....controllando tutto col gas per non far uscire la ruota da solco, ecc.
Evidentemente queste informazioni necessitarono di qualche giorno per legarsi con la propria esperienza e diventare, infine, conoscenza.
Il mio amico Stefano che da quando lo conosco l'ho sempre chiamato Bale, ha imparato nei giorni seguenti molto più in fretta di quel che era riuscito a me a suo tempo. Ci fermammo anche al caffè tra i due passaggi di dune. Procedendo verso Xar Gillane il Bale si mise alla guida e, per mio divertimento, scelse l'unica pista che passava ancora una volta per le dune, prima di raggiungere dell'oasi.
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

Dormimmo al solito posto sotto gli alberi dove avevo gia dormito altre volte. Evidentemente facemmo il bagno nel laghetto caldo. Mentre, col pettine stavo cercando di levarmi i nodi dei capelli risultati all'acqua salata, si avvicinarono, come al solito, due ragazzi. Voglevano sapere le solite cose e commentarono il fatto che gli diedi due Mars (sigarette tunisine) e non delle Marlboro. Dopo l'arrivo di uno dei militi della guardia nazionale i due ammutolirono e si allontanarono senza più salutare il loro nuovo amico "Mohamat" (io). Il signore della guardia nazionale era gentile come al solito. Io gli dissi di riconoscerlo dagli anni precedenti. Sorprendentemente mi dice di non allontanarmi dalla tenda. Gli altri anni lasciavamo la tenda sola per giornate intere.
Il Bale fece un fuoco e cucinai uno stufato di verdure sul fornello a benzina. I due ragazzi austriaci non arrivarono.
Di mattino ci acordammo con una copia di pensionati Austriaci e uno Svizzero-Tedesco che avevano dei 4x4, per la notte a Bir Aouine. Poco dopo mi cadde una pietra (miliare) del cuore: vidi arrivare i due ragazzi austriaci che con le mie indicazioni, erano accompagnati anche dalle mie preoccupazioni. Partimmo per la pista "di dietro", ovvero il groviglio di piste circa 10 km più a ovest della pippeline (->pipe). Il mio mono era oltre il limite. Cercai così di anticipare i buchi e le cunette a spese delle mie ginocchia. Kamour era ormai passata quando vidi l'antenna che presi erroneamente come meta prima di vedere il posto di blocco. Così tornammo indietro qualche chilometro. Il pieno ci costò a dinari 1.55 al litro. Ritornati sulla pista "di dietro" proseguimmo verso sud. Al waypoint che mi ero marcato (wp PS403), in teoria si sarebbe dovuti andare verso la destinazione ultima: Bir Aouine. Ma il muro di dune, con la stanchezza serale e l'orario avanzato, non ci sembrava invitante. Siamo allora passati da una rete di piste-sentieri che andavano man mano perdendosi in direzione di alcune montagne. Il Bale dimostrò spirito pionieristico trovandosi sempre davanti. Purtroppo la direzione scelta non era sempre verso la nostra meta (vedi anche traccia 23-dic-05). Il giorno dopo, partendo, ho pensai bene di marcare il punto di passaggio di un piccolo passo (PS403A) per non dover più pascolare alla ricerca di Bir Aouine, la prossima volta.
Di sera, dopo la classica, breve discussione con i soldati della caserma, raggiunge,mo quelli con i 4x4 anche grazie alle indicazioni dei militari. I militari erano, infatti, appena stati in visita di cortesia ai nostri amici. Come avremmo saputo dopo, si allontanarono quando, invece di vino e birra, si offrì loro del tè. Chilometri totali 144.
Alla mattina della vigilia di Natale una strana luce rifletteva sulla sommità delle dune. Uno spettacolo mai visto. Le dune riflettevano in bianco. Che strano effetto pensai e, guardando meglio  vidi che si trattava di ghiaccio! Avete mai tirato un calcio a una duna e visto partire una scaglia? La tenda era ghiacciata a sua volta e il sole ci mise tre ore per sciogliere e asciugare la nostra casa.
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

Grazie all'acqua calda dei nostri vicini, in un attimo c'erano caffè e tè pronti. Io preferisco una nota marca che vende una certa "qualità rossa"....... Il mio amico aveva portato le bustine di Nescafé Cappuccino ( che si dovrebbe scrivere: Kapppuzzíno)..... così per qualche giorno bevvi tè.
Quelli con le auto sbatterono svelto tutte le loro cose all'interno mentre noi lottavamo con le cinghie e gli elastici. Così, partirono più di un'ora prima di noi.
La giornata del viaggio verso El Borma è stata quella che ha portato il Bale tra coloro che possono dire SONO CAPACE ad andare in moto nel deserto. Le mie attese diventarono sempre più corte e le sue incertezze svanivano. Poco dopo la partenza mi accorsi che dietro qualcosa non andava. Al Ténéré del Bale si muoveva paurosamente il serbatoio. Dopo un secondo era chiaro che le due viti che tengono il serbatoio erano assenti. Dopo altri due minuti era chiaro che una era andata persa e l'atra si era simpaticamente spaccata a filo del filetto. Per estrarre la vite dal filetto con un cacciavite fungente da punta e un sasso a mo' di martello, furono necessari tre quarti d'ora. Con davanti la mia collezione di viti scelte arbitrariamente prima di partire, mi misi dunque a giocare a Tetris per sostituire le viti e il tubetto perso, quello che viene avvitato fisso e sul quale appoggia liberamente il serbatoio, tenuto dal suo gommino. (Il sistema del 550 mi piace ancora di più ora).
Poi, un altro contrattempo. Sul lato della vite persa, per analogia, mancava il filetto nel dado saldato al telaio...mmh! (vi ricordate quando Bud Spencer faceva mmh?) Il buco per mettere un altro dado appoggiato a quello smangiato era di dimensioni fin troppo simili al dado stesso. Con un fil di ferro arrotolato attorno al dado e stretto riuscimmo, dopo una partita di trenta minuti al gioco della pesca (quello col magnete attaccato ad un spago), a far prendere il dado sul filetto della vite. Eureka! (...anche se in quel istante avrei detto eure-kakka!). Dopo dunque due ore e mezza di giochi vari dissi al mio collega
– Mangiamo qua o ti da fastidio il traffico? –
N.B: in tutto quel periodo non era passato nessuno. Nessuno che avrebbe potuto darci una mano. Mangiammo in fretta con le mani sporche e proseguimmo. Ancora qualche chilometro e, a pomeriggio inoltrato, raggiungemmo la pipe (wp PS4X05). A quest'ora avremmo già quasi dovuto essere arrivati. I sessantacinque chilometri di pipe, di conseguenza, non furono proprio molto panoramici: WROOOOOOOOM.
Svoltammo quindi verso El Borma. Questi ultimi cinquanta chilometri iniziarono bene ma finirono appena in tempo. Nel tratto di dune, la pista è fissata con la calcina. Quando anche la calcina si sbriciola, il fondo è peggio del fesh-fesh. Ad un certo tratto, nella calcina in polvere – PAATATRAAK-  iniziò nuovamente la calcina solida, di colpo di nuovo fondo duro, a filo della "sabbia" nella quale sprofondavo, invisibile, con il sole all'orizzonte davanti agli occhi. Dopo questo colpo che mi fece andare a pacco le molle, sia davanti che dietro, mi fermai un attimo per controllare il cerchione anteriore. L'amore per la mia moto crebbe: il cerchio era totalmente indenne (pressione gomma ant. 1.3 Bar, per via dei sassi).
Con l'arrivo dell'oscurità, anche noi arrivammo a El Borma.
Posto di blocco militare:
    • Bonjour messieurs, laisser-passer s'il vous plait.
Posto di blocco della guardia nazionale (a 300 metri)
    • Bonjour messieurs, laisser-passer s'il vous plait.
    • Mais, on l'as dejà donnè a l'autre poste de...
    • Oui, mais il le faut quand même.
Bene, dopo tutte le insidie di questa giornata anche tutte le milizie in loco vollero ancora ognuno il suo documento.
A questo punto il Bale cominciò a tirare in ballo la possibilità di dormire nelle stanze della società petrolifera. Io, che sono un po' zuccone e da stanco certo non di meno, stavo veramente pensando di mettermi lontano dagli impianti della raffineria, nell'oasi dove si fermano anche quelli dei rally. L'idea di dormire esattamente dove pernottano i campioni, dava una certa sensazione alla Peter Hansell. Argomenti come doccia, riscaldamento, cena calda, birra e vino avevano solo effetto contrario. Sull'agenda scrissi: Bale fighetta. Ma con gli anni ho imparato a prendere decisioni tenendo conto del mio stato d'animo. Così accettai ma rimasi inverso fino al secondo bicchiere di vino.
Le stanze erano riscaldate, la doccia aveva l'acqua calda. Per cena ci dissero di andare alla mensa della Soc. Petrolifera. Una volta alla porta, ci indicarono l'entrata della sala dei quadri. Non era di grande lusso, ma l'invito rispecchiava ancora una volta la grande ospitalità di questa gente. Visto che nella notte del 24 dicembre, qualche anno fa, è nato Gesù Cristo il Nostro Signore Morto sulla Croce e Risorto ecc., il direttore della mensa regalò, a noi cristiani, una bella bottiglia di vino! Evviva Natale (io odio natale!). Grazie - oh padre di tutti gli hippies.
Chilometri: 170.
Natale. Riprendemmo la pista della sera prima che, con la giusta illuminazione e le forze al massimo, non era più così insidiosa. Qualche chilometro prima della pipe c'era la nostra pista verso sud. Il punto che avevo programmato era però più in avanti. Il Bale che era sempre davanti quando insorgevano dubbi di navigazione seguì bene bene verso il punto indicato, passano sparato dall'incrocio con la pista, con tanto di cartello verso Larich e Ain Sabeur. Attesi. Attesi anche abbastanza a lungo. Fumai una sigaretta e bevvi. Attesi ancora e finalmente il Bale tornò. Ero un po' arrabbiato perché mi occupavo generalmente io della navigazione ed era forse meglio fermarsi agli incroci anche se il GPS non lo dava come punto rilevante, ma cercai di non riversare inutilmente il mio scontento sul mio compagno che mancava ancora un po' d'esperienza. D'altronde se ho fatto questo viaggio è solo grazie a lui. Da soli è pericoloso e gli altri fenomeni che di solito partecipano a queste missioni stanno tutti sposandosi, divorziando, licenziandosi, cercando un lavoro, sono emigrati in Madagascar o sono passati alle emozioni forti in forma di pastiglia.
Dopo che anche lui ebbe bevuto e fumato prendemmo la pista indicataci a voce da un signore ad El Borma. (Waypoint incrocio giusto: PS7Y12a)
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

La pista era il classico groviglio di piste che si forma quando la gente viaggia riferendosi a bussola, GPS e rilievi invece di strisce, cartelli e semafori. La scelta della pista "giusta" non era sempre evidente. In particolare dopo Ain Sabeur (wp AINSAB) abbiamo finito per andare "alla caXXo", seguendo solo grossolanamente la direzione del ormai prossimo incrocio con la pipe. Il fondo era molto bello. Tra Larich (wp LARICH) e l'oasi abbandonata di Ain Sabeur il terreno era quello che chiamo "il fondo del deserto", cioè, quella sabbia mista a piccoli sassi nella quale non si sprofonda quasi. Il ritmo era sostenuto e la guida divertente. Ma, occhio! Ci sono gli oued, solchi lasciati dall'acqua. Noi li chiameremmo fiumi, ma nel deserto, non hanno l'acqua. L'altra grande differenza tra i nostri fiumi e gli oued è la visibilità. I nostri fiumi lavorano continuamente sulla morfologia del terreno, gli oued, invece solo per alcune ore ogni qualche anno. Il risultato sono canali invisibili o comunque difficilissimi da stimare in profondità, fino agli ultimi metri, quando è troppo tardi.

Raggiunta la pipe ci restavano circa sessanta chilometri per raggiungere il palmeto a sud di Tiareth, sulla pipe gasiamo e in un ora arivammo al posto di blocco. Dopo altri 11 km arrivammo al palmeto (7-8 palme, a farci una pelle)(wp TIAPAL). Comunque il posto era invitante. Non c'era nessuno e non c'era l'acqua. Per fortuna i nostri filtri dell'aria erano immacolati. Il tragitto era di 181 km ma meno duro dei giorni precedenti. Di sera, in lontananza, sentimmo l'ululato di un branco di lupi. Più tardi due soldati nel giro di ronda si fermano a parlare con noi. Quest'anno l'argomento Iraq-Israele-Iran-USA-Siria è molto quotato. Naturalmente i due soldati danno piena ragione ad Ahmadinejad (che è un doppiogiochista al servizio dei neocon fin da prima di Reagan). Oltre a spiegarci il mondo politico e spirituale ci spiegarono anche che i lupi fuggono all'odore umano. Che gli americani siano bravi solo in televisione già lo sapevo, quella dei lupi era un'informazione più importante in quel momento.
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

La mattina del 26, il Bale che quel giorno aveva l'onomastico, non ne volle sapere di esaltarsi sulle dune. Si allontanò a piedi a perlustrare la grande duna. Io mi vestii facendo girare il motore e studiando la duna. Il primo tentativo di salita, lo abbandonai subito. Non avevo guardato bene la lingua che risaliva verso la via scelta. Ancora prima di iniziare la salita ero già insabbiato. Decisi di spostarmi qualche decina di metri più in là. Bene! Qui funzionò al primo colpo, ma era anche molto meno ripida. Una volta in cima pensai bene di esplorare un po' questa duna fatta di dune.
Nel giro di dieci minuti, il movimento e la ridotta velocità mi fecero sudare come nell'estate del 2003. Scesi dunque per levarmi la giacca, restando solo con i calzoni, le protezioni e lo zainetto con l'acqua. La rete che tiene insieme la corazza è decisamente sexy! Fortuna che non c'erano militari in quel momento. 
Ripartii più convinto e riuscii a fare una delle salite più strepitose (per me). Immediatamente mi misi a chiamare il Bale per farmi fare le foto.
Nel quarto d'ora dopo il Bale scattò tante foto di cui alcune qui. Sulla foto dove mi si vede dal basso (ThiarethIo1) si vede anche il primo vano tentativo di salita. Le altre foto parlano da sé. Purtroppo il Bale ha mancato tutte le mie impennate.
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

Soddisfatto, sì, e rimborsato, pure! Verso sera andammo a Tiareth per fare il pieno e per prendere acqua e pane. Non mi ricordo il costo della benza ma l'acqua microfiltrata e il pane, ci vennero regalati. Pochi chilometri quel giorno: venti chilometri sulle dune e venti per i rifornimenti.
Di sera il Bale scorse qualcosa dichiaro che sparì come un lampo, dalla grandezza di ....un topo.
Il mattino, "il" topo aveva lasciato miriadi di tracce in un raggio di pochi metri attorno alla tenda.
Partimmo con la meta lontana ma facoltativa di Borji El Khadra. La pipe era inguidabile, le ondulazioni erano alte 10-15 cm e distanti 20-30 cm. Si guidava nelle piste secondarie, nei solchi di sabbia molle. Anche se a me piace, così facendo, si consuma un sacco di benzina e si procede lentamente. La pista verso Borji è a forma d'arco verso SO. A furia di stare più a ovest finimmo per lasciar perdere del tutto la pista. Arrivando a Ain Skhuna (wp AINSKU) per lavarci. Ma la "piscina" era vuota, l'acqua che esce direttamente dal tubo era troppo calda. Allora continuammo a coltivare le nostre croste. L'acqua veniva usata per irrigare alcune palme da dattero. A due di esse non ne arrivava più. Così mentre il Bale fotografava, io scavai un nuovo canale d'irrigazione con i piedi. Di lì a poco arrivò un militare. Non che si vedesse - il tipo portava un training e scarpe da ginnastica – ma poteva solo essere un militare da quelle parti. Più tardi ci disse che era il comandante in carica del forte. Ma a quel punto era già nostro amico (ha già anche telefonato ai miei genitori prima che rientrassi) e noi il suo gruppo d'ascolto (avete in mente Gildo di Gaber). Il deserto è bello. È bello andarci in vacanza. Ma l'obbligo di doverci restare per periodi di due, tre e quattro mesi, e questo, per trenta anni, finisce col portarti fuori come i satelliti del GPS. Il nostro amico si meritò il soprannome de "il soldato depresso". Spero comunque, con tutto il cuore che riesca a far avverare il suo sogno di ammaestrare cavalli.
Procedemmo ancora un po' prima di trovarci in una zona troppo ventosa per essere divertente. Prima, però, facciamo alcuni passaggi fantastici dove la neve – èèh – la sabbia che sembrava neve,  ricopriva omogeneamente il terreno senza formare dune. Mangiammo in fretta per mangiare meno sabbia e tornammo senza pensare più alla pista. Mentre salii su un'altura per orientarmi un po', vidi una stupenda valle alla mia destra (forse ero a N30' 46.630" E10' 5.764"). Per una volta riuscii a fare un cenno al mio amico per farlo avvicinare. Anche lui era d'accordo di entrare in questa stupenda valletta. Il terreno era ghiaioso e profondo. Infatti a un certo punto mi fermai per vedere se avessi bucato. No – Wrooom! In terza a pala. Chilometri 110.
A pranzo gli spiritosi commenti – Ancora tonno! – erano già meno da ridere che i primi giorni. Per fortuna, per cena, restava ancora dello sgombro, sempre pesce e in scatola comunque.
"Il" topo schivo della sera prima era diventato due (almeno due) e si avvicinava a cinquanta centimetri da noi e a cinquanta micrometri dal nostro cibo. Quando anche la tattica dello spavento – quasi ne accopo uno con un bastone – non diede i frutti sperati, appendemmo tutto il cibo ad uno spago teso tra le due moto. A parte che questi topi non chiedono e prendono, sono molto belli. Il loro pelo è giallastro quasi bianco, sulla schiena passa al rosso-sabbia come una criniera. A vederli erano carini. Penso che nel giro di qualche giorno sarebbero diventati buoni! Non avevamo più pane,  solo un po' per tirare là un giorno. L'unica acqua era quella nella sacca. La nostra meta per il 28 di dicembre era Borji Bourguiba che però si rivelò un buco di posto senza le cose che ci servivano. Dopo la partenza passammo da Thiareth, salutammo anche i due che ci avevano parlato di politica e lupi e poco dopo la partenza incrociamo i due pensionati austriaci. Al primo bivio ci fermammo a bere e fumare (WP PS1Y21). Mentre riposavamo passò una carovana di 4x4. Quando partimmo, ero arrivato alla conclusione di andare diritto e non a destra. La precisione dei miei punti non era al massimo in quella regione e il mio cervello quel giorno: idem. Ancora adesso il mio orgoglio mi rode. Ma come cavolo puoi sbagliare strada quando sei in pista, hai una cartina, hai dei punti GPS e un road book se poi non hai nemmeno tanta benzina, acqua e cibo?!? Va bene, abbiamo percorso solo una ventina di chilometri in più e svoltato a est ala prossima pista (WP PS7Y20). Da li in avanti la pista divenne poco tecnica, veloce e con le ondulazioni. Abbastanza spesso ci vennero in contro dei camion. La polvere sollevata dai camion è impressionante. Si guida alla cieca per alcuni secondi, sperando di non prendere una buca o un sasso. Io chiudo gl'occhi e non respiro per passarli. Il Bale è più furbo, evita i camion dal lato da cui proviene il vento.
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

A Bir Zar (WP BIRZAR) ci chiesero di nuovo il nostro laisser-passer. Non macò nemmeno la chiacchierata con uno dei soldati. È stato divertente sentire cosa diceva a proposito dei suoi omologhi libici che si vedevano a circa 500 metri, al di là di due ramine con in mezzo un campo minato.
Alla mia domanda se andassero d'accordo con i loro vicini e se giocassero a carte con loro, il soldato mi spiegò:
    • Eux ils sont méchant. Il n'ont rien. Nous on as la télévision satellite avec vidéo, l'eau,  la radio digitale ....
Effettivamente il forte Tunisino meritava il suo nome e quello libico sembrava una casa di poveri pastori. La cosa eclatante (francesismo mirato) era che i libici non avessero nemmeno un'auto per potersi procurare cibo e acqua. A Borji Bourguiba (WP BURGIB) scoprii che non si tratta affatto del paesino che avevo in mente dal mio primo viaggio. Borji Bourguiba è una strada con una ventina di case. Decidemmo allora di proseguire per Remada. Davanti a un gruppo di bambini esultanti feci un'impennata di cui parleranno ancora adesso. Il tratto di strada fino a Remada era molto bello e la regione cominciava a essere un po' abitata. Greggi di pecore ci attraversavano la strada. Agnelli spaesati non ritrovando la madre, correvano alla rinfusa. Lentamente e cauti passammo i greggi, anche per rispetto dei pastori. A Remada - non riesco ancora a crederci del tutto - non ci sono alberghi o pensioni. La vibrazione che c'era nell'aria era di disagio. I due militi a cui il Bale chiese informazioni mi sembrano più interessati al colore dei nostri capelli e della nostra pelle che a darci informazioni utili. Decidemmo di non fare nemmeno la spesa, solo il pieno e sfruttare il poco tempo di luce che ci restava per raggiungere Tataouine. Andare a 120 km/h coi tasselli non è molto bello ma è servito! Mentre stavamo entrando in centro, io mi ricordai di colpo di esserci già stato e trovai la pensione da 5 dinari facendo una sola inversione. Le moto vengono messe all'interno del caffè, tra i tavoli di gente curiosa. Naturalmente tutto il bar parlava di noi. Salendo le scale per vedere la stanza, il ragazzo della ricezione provò il suo vecchio trucco con cui ci aveva fregato due anni prima.
    • Monsieur, il y a pas d'eau chaude dans la chambre.
    • Pas de problème, ça va aller. – gli risposi io.
Infatti, l'acqua calda c'era e come. L'altr'anno ci aveva fatto pagare separatamente per questo trucco che aveva come unico scopo di far appesantire il suo portamonete. Finalmente potemmo dunque lavarci, con l'acqua calda!
Uscimmo affamati per cenare e in un ristorante lì vicino ordinammo un sacco di cose. Il cameriere rimase sbalordito quando capì la lista di cose che stavamo comandano era per ciascuno, cioè il doppio esatto.
Tornammo in stanza e dormimmo alla velocità della luce. Intanto il mio sistema gastro-intestinale si stava ribellando a tutta quella carne che stavo mangiando da qualche giorno. Normalmente posso considerarmi vegetariano. Ma questa vendetta colpiva per lo più il mio compagno di viaggio, di stanza e - aimè – di tenda. Infatti il mio organismo trasforma una dieta carnivora in esalazioni fetide che hanno portato il Bale sul l'orlo del vomito diverse volte e comunque sbalordito anche il sottoscritto.
A colazione la scena della doppia comanda si ripeté. Eravamo ancora affamati al punto che mangiavamo letteralmente per quattro. La colazione era composta da: pommes-frittes, insalata di peperoni e cipolla, brique, pane, harissa, Boga-chinotto e zuppa.
Visto che la volta prima in quella pensione era sparita una radiolina, questa volta non mi fidai a lasciar sulla moto neanche lo straccetto per controllare l'olio. La mattina, dopo aver fatto colazione e la spesa al mercato. Passammo un'era geologica a ricaricare tutto sulle nostre moto.
Io, all'ultimo, mi ricordai di essere caffeinomane e il ragazzo (quello dell'acqua calda) venne incontro alle mie richieste regalandomi una confezione da 250 g di caffè vero!
Lasciammo Tataouine contenti di non aver beccato neanche un sasso che i bambini in Tunisia hanno l'abitudine di lanciare ai motociclisti. Andammo verso Chenini. Negli ultimi chilometri la strada era piena di ragazzini che volevano qualcosa. O volevano un regalo o vendevano souvenir. Visto che i turisti tendono a non volersi fermare per questi potenziali affari d'oro, i ragazzini, ancora un po', si buttano sotto la moto per farti fermare. A Chenini quasi cado dalla moto dal ridere. Essendo io una guida turistica, ho un altro approccio alle comitive che il comune mortale. Sulla strada c'erano almeno dieci pullman posteggiati e agglomerazioni di ventine di camper alla volta. Che "bello" questo idilliaco insediamento preistorico dove la gente vive ancora in delle caverne, oggi invaso dai turisti. Noi tiriamo dritti.
In lontananza si vedeva la pioggia. La speranza di non prenderla accompagnava il soffice volo delle nuvole. Ma inesorabilmente l'acqua arrivò. Gioia per la gente del posto e conferma del mio fantozziano nome da motociclista: Rain Man. Dove vado io: piove. (Ho già anche pensato anche di iscrivermi a Greenpiss)
Dopo una breve fermata a guardare i turisti, svoltammo nella pista verso Xar Guilane (a partire da wp BIVCHN) ma dopo dieci chilometri non ne potevamo delle ondulazioni. Così al primo bivio svoltammo verso sud. Un pastore che ci vide lasciare la pista di Xar corse verso di noi e a cenni ci fece capire assolutamente di non prendere la pista verso sud, ripetendo continuamente "Xar Guilane". Il mio interrompere ripetitivo con "Bir Amir" non dava frutti. Il pastore sembrava più calmo dopo che accettai di svoltare a est appena dopo la prossima montagna. Sul GPS misi Bir Amir (wp BIRAMI) come meta e così trovammo una bellissima pista ai bordi della quale incontrammo un solo altro pastore e più nessuno per tutto il giorno.
A questo secondo pastore gli dissi che anche a Tataouine stava piovendo e lui mi disse "sciuja sciuja" (poco poco) con tono malinconico e mi confermò vagamente che la pista portasse a Bir Amir. Dopo una sigaretta proseguimmo ancora un po' verso sud alla ricerca di un incrocio con una pista che ci portasse verso la pipe.
Da li in avanti la pioggia ci accompagnò fino a sera. Quando ci fermammo dopo 120 chilometri, come per incanto, la pioggia cessò giusto per il tempo di montare la tenda, cucinare e cenare. Poi riprese a poivere, ma noi stavamo già in tenda.
Ci trovavamo su di una piccola sommità e, come la nebbia di fondo valle quando arriva il bel tempo, un gregge di pecore ci passò più in basso, a uno o due chilometri di distanza, svanendo lentamente in lontananza con i suoi belati. 
Quella notte iniziò la disavventura del Bale con il suo materassino gonfiabile.
A notte fonda, decisamente dopo aver finito di contare le pecorelle, mi svegliai all'armamentare del mio sfortunato compagno di tenda. Certo che è meglio bucare il materassino che la moto, ma si può discutere anche di questo se la cosa si ripete tutte le notti. Insomma, mentre io cercavo di ignorare i rumori e spintoni, il Bale mise una pezza al suo materassino.
Il 30 di dicembre si rivelò una giornata tranquilla. La nostra meta doveva essere Xar Guilane, ma una pausa al campeggio di Ain Essbat si trasformò in accampamento per la notte. Avevo già sentito parlare di questo campeggio ed ero curioso di vedere cosa offrisse, quanto costasse, ecc. Certo che dormire in un campeggio in mezzo al nulla sembrerà un po' stupido ma, ogni qualche giorno lavarsi, mangiare bene e soprattutto tanto, in compagnia di vino e birra è un lusso che ci si può ben concedere per 5 dinari a pernottamento.
Poi si avvicinava la fine dell'anno e ci serviva una bottiglia di vino per la sera di San Silvestro. Certamente la prossima volta non mi fermerò più a Xar Guilane. Questo campeggio è ben curato e vicino a delle dune stupende.
Al nostro arrivo era ancora mattino. Pure al campeggio c'era un gruppo di Tedeschi del sud e Austriaci con un parco moto da mettere invidia e un gigantesco unimog come mezzo di supporto. Alcuni di loro erano partiti per quel delle dune, altri poltrivano al sole con la birra in mano o aggiustavano i danni delle ultime cadute. Così anche noi, dopo aver piazzato la tenda, smontato tutti i bagagli, e dopo un rapido pranzo a base di tonno in scatola come sempre, cedemmo al richiamo delle dune che stavano lì a soli cinque chilometri di distanza.
Ah, che bello andare senza bagagli: salti, impenni e non ti devi troppo preoccupare di mandare a pacco il mono, come nel mio caso. Così ci trovammo ai piedi di una cinta di dune alta circa ottanta-cento metri. Si tratta del "muro di cinta" che si trova attorno all'Erg da quelle parti, ma dietro le dune sono alte solo come una casa o meno. Alcuni, del gruppo teutonico, erano fermi poco più in là, dopo averli salutati e studiato bene la prima via per salire – pot pot wroom pot pot wrooooooom – salimmo sulla nostra duna.
In cima si poteva approfittare dell'eccezionale vista sopra il "mare" che mi servì non poco per decidere come iniziare la navigazione del giorno seguente. Poi, con forse ancora più gioia di quando andavo all'asilo, ma senza paletta e secchiello, cominciammo a giocare alla sabbia!
All'inizio (vedi foto) ci siamo cimentati nel gironzolare sulla parte alta. Ma poi, come quando all'asilo il tuo compagno sfoggia anche un rastrello, mi venne l'irrefrenabile desiderio di fare le salite come i nostri amici poco distanti. E allora – hop – con un filo di gas e il piede sul freno scesi uno dei ripidi fianchi. In basso studiai un attimo la migliore traiettoria e via! Il Bale mi imitò e ci ritrovammo in cima. E allora, giù ancora e su e giù e su, facendo sempre meno attenzione alla traiettoria. Infatti da li a poco, si sommarono anche le cadute. Ecchissenefrega, se non cadi non ti diverti e non troverai mai il tuo limite!
L'idiozia umana non ha limiti

Christian

L'idiozia umana non ha limiti

Christian

#20
Verso sera arrivò un gruppo turistico di quella gente che io chiamo sciamani, non nel senso spirituale-etnico ma quale derivazione del verbo sciamare. Erano italiani in gita da Djerba. Totalmente increduli che si potesse viaggiare in moto nel deserto, senza guida per di più, che mostravano quasi compassione per il fatto che noi, quella notte, avremmo dovuto dormire in tenda. La compassione, il giorno, dopo era nostra. Un bel sacco a pelo ripieno di piume d'oca tiene veramente caldo! Loro il giorno dopo si lamentavano del freddo nella notte ...
La cena, al ristorante del campeggio, mi ricordava terribilmente il lavoro (guida turistica), ma dopo passammo una bella serata con i sciamani e le loro guide, attorno al fuoco, cantando e suonando.
L'unico problema era il numero ristrettissimo di ragazze, circondate gelosamente da autisti e guide del posto.
Ben poche donne nel mondo arabo devono sentirsi come in paradiso, altre, anche quelle più intraprendenti, come la merXX alla mercé delle mosche, all'inferno.
Di mattino, dopo l'empirica decisione del Bale che la benzina sarebbe stata sufficiente, partimmo per la tappa più bella e impegnativa del nostro viaggio: "la diretta a Tembaine".
Prima la duna alta, poi il mare di dune. La nostra missione era tutt'altro che certa visto che la nostra esperienza è inversamente proporzionale all'età delle nostre moto. Dopo essere riusciti senza problemi a passare il "muro di cinta" con i bagagli, l'acqua e pure una bottiglia di vino, la cosa divenne certa. Nulla se non la stanchezza ci avrebbe fermato. La navigazione si basava su una foto satellite referenziata di scarsa qualità, una foto satellite di Gooooooooooooogle Earth e una cartina russa degli anni settanta che si rivelò obsoleta. Le due foto satellite erano un attrezzo eccezionale. Anche qualcuno dei punti GPS di viaggi precedenti si mostrò utile. Purtroppo durante questo viaggio il Bale non fece nemmeno una foto. Infatti, si procedeva a fatica, quasi tutto in prima e seconda. Presto mi tolsi la giacca, rimanendo con la retina sexy della corazza e sudando lo stesso. Dopo due ore e quindici chilometri ci fermammo a mangiare un po' di datteri e cioccolato per mantenere le forze.
Io studiavo bussola, GPS e foto satellitari. Bisogna passare dove passaggi sulle dune sono più corti e approfittare delle zone libere per procedere nei "buchi" tra le onde del mare di sabbia. Dopo una pascolata iniziale, dove presi per Tembaine il Grande Dekanis, la mia navigazione si rivelò perfetta. Per me era la prima volta che navigavo a questa maniera e di sera ero orgoglioso come la squadra di bob giamaicana quando riuscì ad andare alle olimpiadi.
Certo che questi furono i miei 75 km in moto più lenti della mia vita. Ed era proprio questo pensiero che prese forma verso le due, quando, a pranzo feci tanta, ma tanta fretta al mio amico. Questa decisione si rivelò corretta. Ci aspettava ancora un secondo passaggio tra le dune alte, prima di arrivare a Tembaine. Su queste dune la fatica cominciò a divertirsi alle nostre spalle. Cadutine e insabbiamenti si susseguirono. Questo mangiò le nostre riserve di energia e neanche le compresse di glucosio ce le ridiedero. Infatti a un certo punto dovetti desistere dal contraddire il Bale che, in lontananza, era certo di vedere un'antenna. Ma poi le dune divennero dunine, il ritmo aumentò nuovamente e ad un certo punto ebbi un'illuminazione. Per un'ora o più mi sentii come Mosè sceso dal monte Sinai con le due tavole dei dieci comandamenti. Per caso? Per esperienza? Chi lo sa. Ad un certo punto mi si rivelò il sistema di capire se c'era o meno un ostacolo nascosto dietro la prossima duna.
Le dune hanno una forma ideale teorica che il nostro cervello può elaborare dopo averne viste tante. Quando questa forma ideale è in qualche modo distorta, la sommità della duna non è precisamente come la duna "ideale", ma ha un tratto di 10-15 cm che resta un po' più basso, come una specie di ammaccatura, allora dietro c'è qualcosa. Questo può essere un'altra duna, un cespuglio o una cosa qualunque che crei una leggerissima resistenza al vento che trasporta la sabbia. Questa resistenza fa di modo che la sabbia, in quei pochi centimetri si depositi un pelino di meno, creando un abbassamento di due o tre centimetri. All'inizio pensai di aver raggiunto il Bale con le sue allucinazioni di antenne, ma poi vidi che funzionava.
Era eccezionale sapere prima se la duna la potevi saltare o se dovevi curvare sulla sommità.
Questa cosa, per me è stata le più bella esperienza di tutto il viaggio e anche adesso che scrivo, mi vengono i brividi.
Arrivati a Tembaine mezzora prima del calar del sole, non riuscii a fermarmi. Andai al pozzo e a salutare chiunque era nei paraggi, saltando felicemente di duna in duna.
Piazzai la tenda mentre il Bale cercava legna e cucinai una frittata con cipolla, patate e un pezzo di peperone piccante. Eravamo stanchissimi e non riuscimmo né a finire il vino, né a stare svegli fino a mezzanotte. Questa volta il famelico materassino era bucato già prima di dormire. Dopo due calcoli proposi al mio compagno di tenda – e il mio non era puro altruismo – di rimediare col il "fast", quello per aggiustare le forature delle gomme. Per cominciare scoppiammo a ridere ma poi il Bale passò effettivamente all'azione. Io continuavo a ridere, anche perché non mi sembrava poi così geniale quest'idea. Il materassino si gonfiò bene, così bene come un pneumatico infatti, la schiuma chiuse la miriade di buchi dai quali era uscita un po' formando dei vermetti bianchi collosi e schifosi, e tutto sembrava a tutto posto. Naturalmente non tenne.
La mattina dopo ci alzammo una buona mezzora prima di qualsiasi segno di luce e, per vendettapersonale, bruciammo il malefico materassino cantando - unga bunga – heja heja – unga bunga – danzammo attorno al fuoco finché io inalai un po' del fumo nerastro e che mi procurò una tosse violenta che la metà bastava. Poco dopo colazione salimmo su una delle montagne e il Bale fece la foto del titolo con l'autoscatto.

Partimmo per la nostra ultima tappa il primo giorno di gennaio. Io avrei continuato ancora fino a dicembre dell'anno in corso ma l'uomo non vive solo d'aria e moto. La nostra rotta portava al massiccio del Djebil che fra poco (non so quando) diventerà parco nazionale e non si potrà più passare. A nord di questo ci fermammo a bere, fumare e discutere con uno dei soldati della guardia nazionale alla porta del deserto. Poco dopo mi resi ancora una volta conto che dietro qualcosa non andava. Il Bale era andato in riserva e gli si era formata una bolla d'aria nel tubo della benzina e la moto era ferma.
OK - Prendiamo la moto, la spingiamo su una duna ripida con la ruota anteriore e muovendo il tubo facciamo uscire l'aria - Il primo problema era presto risolto ma mancavano ancora 40-50 km a Douz. Al caffè "La porte du desert" ci fermammo per il tè. Questa volta c'era anche Ahmed, io ero felicissimo di rivederlo e lo ringraziai ancora per quella volta che, malgrado avesse l'influenza, ci aspettò prima di andare a casa dai suoi. Con una cordiale umiltà che è propria solo di questa gente, mi contradisse, dicendo che ciò era semplicemente normale. Dopo la nostra partenza andò bene per dieci chilometri prima che la benzina del Ténéré finì del tutto. Per fortuna avevo tenuto una bottiglia vuota quel giorno, invece di bruciarla assieme al materassino malefico. Cacciavite alla mano, staccai la cannetta dal mio serbatoio e, in due volte, diedi tre litri di benzina al Bale. Questo grazie al grande XT 550 che oltre a essere più maneggevole e affidabile (a parte la centralina) consuma circa un litro in meno su cento chilometri. Evviva l'XT 550!
Naturalmente la situazione della bolla d'aria si ripeté senza pietà. Purtroppo stavolta non c'erano più dune. OK. Misi la prima al Ténéré e in due alzammo la ruota anteriore finché la moto era in piedi sulla ruota di dietro. Così facendo il Bale si fece nuovamente male alle costole, però due minuti dopo la moto andava. Il Ténéré partì e il mio 5 e ½ no! Adesso avevo io una bolla d'aria. Per fortuna, anni fa, avevo passato un pomeriggio "dicendo il rosario" finché ero riuscito a montare tutti i tubetti in maniera che fossero sempre in salita e ripartire fu facile dopo aver appena mosso un po' il tubo all'uscita del serbatoio.
A Douz ci fermammo due notti poi partimmo.


Non vi racconto il viaggio di ritorno, così almeno questa storia finisce ai confini del deserto e non sulle invernali rive del lago Maggiore dove mi aspettava tanto lavoro da recuperare.

Scritto in primavera 2006

------

Nota postuma (Febbraio 2021)

I punti GPS, i way points, riportati con il loro nome, sempre tra parentesi, purtroppo li ho persi tutti perché ho formattato il disco rigido del computer su quale erano salvati. Se però qualcuno vuole indicazioni più precise posso girare i documenti in varie lingue con i quali avevo preparato il viaggio. Tra questi anche una buona parte delle coordinate e indicazioni delle piste principali.

Ho appena ritrovato tutti i punti GPS, con tanto di tracce di dove ero passato. C'è tutto!


Per chi li vuole: mi contatti in PVT


L'idiozia umana non ha limiti

TurboLento

che faikata!
Chissa' poi perche' ci hai messo 15 anni per scriverlo.... :miii: .....
E non venire a raccontare che avevi da fare.
Sulle foto, pero', potresti fare di meglio.
bravo!
===========================
 ==                     Milano                 ==
===========================

Cunningham

Citazione di: turbolento il 08 Febbraio 2021, 17:50:58
che faikata!
Chissa' poi perche' ci hai messo 15 anni per scriverlo.... :miii: .....

è rientrato ora  hahaha hahaha hahaha hahaha hahaha hahaha hahaha
CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE: Regala anche TU qualche Kw a quel cacatoio che è l'Africa Twin

Christian

 :nonsi: :nonsi: :nonsi: :nonsi: :nonsi:


....scritto primavera 2006
L'idiozia umana non ha limiti

Cunningham

Citazione di: Christian il 08 Febbraio 2021, 18:58:41
:nonsi: :nonsi: :nonsi: :nonsi: :nonsi:


....scritto primavera 2006
#friends#


complimenti per l'avventura e le belle foto  :ok:
CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE: Regala anche TU qualche Kw a quel cacatoio che è l'Africa Twin

Christian

... contento di averla fatta finché si poteva
L'idiozia umana non ha limiti

amedeo p.

Che bello  clap clap che viaggio
Grazie per averlo raccontato :ciao:
il ghiaccio sulle dune che brilla al primo sole non limmaginavo, deve essere bellissimo

Christian

Citazione di: amedeo p. il 08 Febbraio 2021, 21:12:51
il ghiaccio sulle dune che brilla al primo sole non limmaginavo, deve essere bellissimo

Un freddo cane!

Comunque il fenomeno è uno di quelli rarissimi. Capita che viene freddo nel deserto, ma piove solo quando ci vado io. Ho preso l'acqua in tutti i tre viaggi che c'ho fatto - 2001-2002 / 2002-2003 / 2005-2006 - ma solo la prima volta la gente andava in giro gioiendo e urlando - ERA DIECI ANNI CHE NON PIOVEVA PIU'! Le volte dopo la pioggia non sembrava più l'avvenimento del secolo. Pensavo di essere Rain Man, e che se mi pagavano potevo girare in moto per il sahara a far piovere ovunque passo   ;)
L'idiozia umana non ha limiti

amedeo p.

Citazione di: Christian il 08 Febbraio 2021, 21:28:30
Un freddo cane!

Comunque il fenomeno è uno di quelli rarissimi. Capita che viene freddo nel deserto, ma piove solo quando ci vado io. Ho preso l'acqua in tutti i tre viaggi che c'ho fatto - 2001-2002 / 2002-2003 / 2005-2006 - ma solo la prima volta la gente andava in giro gioiendo e urlando - ERA DIECI ANNI CHE NON PIOVEVA PIU'! Le volte dopo la pioggia non sembrava più l'avvenimento del secolo. Pensavo di essere Rain Man, e che se mi pagavano potevo girare in moto per il sahara a far piovere ovunque passo   ;)

øpaperinoø

Filzi

Bello il racconto e fichissime le foto!  clap clap clap

liv81

cavolo che avventura, il tenere e le xt sono le top per ste cose. Io con la mia TT non potrei farle, sarebbe da metterci mano, invece quelle sono moto già pronte praticamente con bei serbatoi, porta borse ecc ecc
Mi accontento di poco per esser felice

Cunningham

Citazione di: liv81 il 09 Febbraio 2021, 21:12:12
cavolo che avventura, il tenere e le xt sono le top per ste cose. Io con la mia TT non potrei farle, sarebbe da metterci mano, invece quelle sono moto già pronte praticamente con bei serbatoi, porta borse ecc ecc
c'è qualcuno che va nel deserto con il TT ancora oggi  ::)
CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE: Regala anche TU qualche Kw a quel cacatoio che è l'Africa Twin

Marchinovis

Citazione di: Christian il 08 Febbraio 2021, 19:07:47
... contento di averla fatta finché si poteva
avete seguito il road book di Cattone?
Tessera FMI n.: 18/081959/M
<A HREF="http://s4.postimage.org/2l9x2t1lw/Io_e_la_2k1.jpg">Io e il Duekappa[/url]
Solo chi non immagina l'inimmaginabile non lo otterrà mai!

Christian

Citazione di: Marchinovis il 09 Febbraio 2021, 21:18:35
avete seguito il road book di Cattone?

No ho fatto tutto io, partendo da delle cartine disegnate con coordinate GPS, trovate su un forum tedesco, una foto satellite referenziata con le coordinate e un po di roba trovata qua e là. Oggi come oggi sarebbe molto più semplice. Pensa che mettevo tutte le coordinate a mano nel GPS (uno di quelli gialli della Garmin) facendo su e giù coi bottoncini per ogni cifra. Ore di lavoro!

Chi è Cattone?
L'idiozia umana non ha limiti

ferrovecchio

Citazione di: Christian il 10 Febbraio 2021, 00:01:18
No ho fatto tutto io, partendo da delle cartine disegnate con coordinate GPS, trovate su un forum tedesco, una foto satellite referenziata con le coordinate e un po di roba trovata qua e là. Oggi come oggi sarebbe molto più semplice. Pensa che mettevo tutte le coordinate a mano nel GPS (uno di quelli gialli della Garmin) facendo su e giù coi bottoncini per ogni cifra. Ore di lavoro!

Chi è Cattone?

Pensare che qualche anno prima ci sono andato con mappa michelin e bussola.

E infatti mi sono perso.
:riez:
PER LA SOPRAVVIVENZA DEL FORUM ABBIAMO BISOGNO DEL CONTRIBUTO DI TUTTI. VERSA ANCHE TU, BASTA POCO, CHE CE VO'.