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IN MOTO CON LE XT - AFRIKA E DIARI DI BORDO => AFRIKA! => Discussione aperta da: alberto59x il 16 Gennaio 2011, 15:16:10

Titolo: Dakar 2011 di andrea3112
Inserito da: alberto59x il 16 Gennaio 2011, 15:16:10
Avrai voluto rispondere al 3D aperto da Andrea ma quello che vorrei scrivere forse non è del tutto attinente per cui ne apro uno nuovo.

Credo che l'impareggiabile fascino delle prime Dakar non fosse dovuto solo a una cosa nuova che stava nascendo o alla moda dell'avventura a tutti i costi tanto in voga negli anni '80 in qualunque campo.
Ricordate JONATHAN DIMENSIONE AVVENTURA presentato da Ambrogio Fogar ? Il Camel Trophy con le Land Rover,
le massacranti ultra-maratone corse a piedi come la Marathon des Sables o il Raid Gauloises di centinaia di km in terreni estremi come il deserto del Marocco o gli altopiani della Mongolia a 4000 metri di altitudine?
Tutta roba nata negli anni '80. Come pure le prime mountain bike e le corse estreme a loro riservate, roba da Iron Man....

A noi appassionati di motori interessa la Dakar, come punto di riferimento dei nostri sogni, come apice delle nostre aspirazioni. Ma il perchè ci si senta attratti da una prova cosi dura,estrema e quasi disumana ve lo siete mai chiesto?
Io si. Ne parlavo ieri sera a cena con mio figlio (22anni). Anche lui motociclista (Honda XR 400). Però lui è un "drogato" del mare. Infatti si stà preparando per diventare Terzo Ufficiale Mercantile e la sua vita sarà navigare.
Tutto è nato perchè quest'estate vuol fare un viaggio con mezzi locali e zaino in spalla da San Pietroburgo alla Muraglia Cinese con un paio di amici
Ci siamo messi a guardare l'Atlante e a sentirlo parlare con l'entusiasmo che gli usciva da tutti i pori della pelle mi ha ricordato me, qualche decennio fà quando fantasticavo sulla Michelin del nord Africa a studiare imprese impossibili da fare in moto. Poi qualche viaggio l'ho fatto ma non tutto quello che avrei voluto...

Credo che la molla che fà scattare questa voglia di mollare tutto e partire sia comunque la stessa.
E' la voglia di cose vere, di sensazioni vere e non artificiali, di mettersi alla prova, di scoprire cosa c'è dietro l'angolo,di scoprire il"nostro nuovo mondo".
Un viaggio non è una vacanza. E' faticoso,non è preconfezionato, non è tutto e subito, và costruito giorno per giorno, senza le certezze che si hanno dentro le 4 mura domestiche,dove le nostre qualità umane DEVONO dare il meglio di sè .E di quello che sei riuscito a fare non te ne rendi conto mentre lo fai ma quando te ne torni a casa e capisci che il mondo nel quale sei nato ti và stretto e ti senti diverso. Non sarai mai più lo stesso di prima.
Avrai sempre questo  "morbo" nel cervello che ti spingerà sempre e comunque a ricercare tutte quelle senzazioni che la tua esperienza ti ha lasciato. Il contatto con la natura e le difficoltà che hai avuto per attraversarla, il contatto con persone di un'altra razza e di un'altra cultura, ti hanno cambiato per sempre. Hai fatto un viaggio dal quale non si torna indietro....

I primi dakariani erano viaggiatori. Tanti prendevano la Dakar come un viaggio e la classifica aveva un valore relativo.
Quello che importava era arrivare in fondo. a Dakar. Era quella la medaglia morale da appendersi al collo da soli.

Per questo la Dakar di oggi, per spettacolare che sia non è la stessa cosa. E' inquinata dal nostro mondo, pieno di interessi e ipocrisie, da rapporti falsi col prossimo...ormai è un prodotto confezionato e venduto, come una scatoletta di tonno.E' un'evento sportivo come i Mondiali di Calcio.. Che poi vengano comunque esaltate qualità umane non indifferenti non è in discussione ma è proprio l'evento in se stesso che ha perso le motivazioni delle sue origini.

Di che è la colpa ? Non ci sono colpe specifiche. E' l'evoluzione delle cose.
Un pò come è successo dopo la scoperta dell'America. I primi coloni, sbarcati ad est hanno esplorato tutto l'esplorabile fino alla costa Ovest. Poi è arrivata la ferrovia ed è finita un'epoca. La grande cultura del cavallo e della prateria era definitivamente morta. E con essa anche tutta la cultura dei Pellerossa e le loro tribù massacrate dalla nostra ingordigia era dovuta soccombere al "Dio Dollaro".

In un certo senso la Dakar nella sua storia ha fatto la stessa fine,ciò non toglie che non è stata inutile.
Pensate alle migliaia di persone che con ogni mezzo hanno girato in lungo e in largo l'Africa inseguendo un mito in questi 30 anni...sarà rimasto qualcosa nel cuore anche a loro o no?
Titolo: Re: Dakar 2011 di andrea3112
Inserito da: dgmonza il 16 Gennaio 2011, 16:48:34
la dakar nasce dalla mente di tierry sabine e nasce come un giro tra amici
poi nel 79 parte per la prima volta come gara con 165 partenti ma con la goliardia di ungruppo di amici poi con gli interessi pubblicitari e la scomparsa TIERRI che gia nell'84 aveva inventato la categoria maraton per i privati la corsa è aumentata di interesse mediatico ma è scemata dal punto di vista umano
Titolo: Re: Dakar 2011 di andrea3112
Inserito da: Alekosd il 16 Gennaio 2011, 17:16:53
Fortunato tuo figlio, Alberto... E fortunato te, che vedi la passione negli occhi di tuo figlio.


Non è mica roba da poco...


P.S.
se ha qualche dubbio o domanda su cose della Cina chieda pure a me, qualcosa gliela posso dire.
:ciao:
Titolo: Re: Dakar 2011 di andrea3112
Inserito da: littledog1969 il 16 Gennaio 2011, 22:54:09
Complimenti Alberto per ciò che hai scritto, nè più nè meno ciò che penso anch'io... tu però sei riuscito a trovare le parole giuste per esprimere il concetto.
Titolo: Re: Dakar 2011 di andrea3112
Inserito da: andrea3112 il 17 Gennaio 2011, 13:16:39
Citazione di: alberto59x il 16 Gennaio 2011, 15:16:10
Avrai voluto rispondere al 3D aperto da Andrea ma quello che vorrei scrivere forse non è del tutto attinente per cui ne apro uno nuovo.

Credo che l'impareggiabile fascino delle prime Dakar non fosse dovuto solo a una cosa nuova che stava nascendo o alla moda dell'avventura a tutti i costi tanto in voga negli anni '80 in qualunque campo.
Ricordate JONATHAN DIMENSIONE AVVENTURA presentato da Ambrogio Fogar ? Il Camel Trophy con le Land Rover,
le massacranti ultra-maratone corse a piedi come la Marathon des Sables o il Raid Gauloises di centinaia di km in terreni estremi come il deserto del Marocco o gli altopiani della Mongolia a 4000 metri di altitudine?
Tutta roba nata negli anni '80. Come pure le prime mountain bike e le corse estreme a loro riservate, roba da Iron Man....

A noi appassionati di motori interessa la Dakar, come punto di riferimento dei nostri sogni, come apice delle nostre aspirazioni. Ma il perchè ci si senta attratti da una prova cosi dura,estrema e quasi disumana ve lo siete mai chiesto?
Io si. Ne parlavo ieri sera a cena con mio figlio (22anni). Anche lui motociclista (Honda XR 400). Però lui è un "drogato" del mare. Infatti si stà preparando per diventare Terzo Ufficiale Mercantile e la sua vita sarà navigare.
Tutto è nato perchè quest'estate vuol fare un viaggio con mezzi locali e zaino in spalla da San Pietroburgo alla Muraglia Cinese con un paio di amici
Ci siamo messi a guardare l'Atlante e a sentirlo parlare con l'entusiasmo che gli usciva da tutti i pori della pelle mi ha ricordato me, qualche decennio fà quando fantasticavo sulla Michelin del nord Africa a studiare imprese impossibili da fare in moto. Poi qualche viaggio l'ho fatto ma non tutto quello che avrei voluto...

Credo che la molla che fà scattare questa voglia di mollare tutto e partire sia comunque la stessa.
E' la voglia di cose vere, di sensazioni vere e non artificiali, di mettersi alla prova, di scoprire cosa c'è dietro l'angolo,di scoprire il"nostro nuovo mondo".
Un viaggio non è una vacanza. E' faticoso,non è preconfezionato, non è tutto e subito, và costruito giorno per giorno, senza le certezze che si hanno dentro le 4 mura domestiche,dove le nostre qualità umane DEVONO dare il meglio di sè .E di quello che sei riuscito a fare non te ne rendi conto mentre lo fai ma quando te ne torni a casa e capisci che il mondo nel quale sei nato ti và stretto e ti senti diverso. Non sarai mai più lo stesso di prima.
Avrai sempre questo  "morbo" nel cervello che ti spingerà sempre e comunque a ricercare tutte quelle senzazioni che la tua esperienza ti ha lasciato. Il contatto con la natura e le difficoltà che hai avuto per attraversarla, il contatto con persone di un'altra razza e di un'altra cultura, ti hanno cambiato per sempre. Hai fatto un viaggio dal quale non si torna indietro....

I primi dakariani erano viaggiatori. Tanti prendevano la Dakar come un viaggio e la classifica aveva un valore relativo.
Quello che importava era arrivare in fondo. a Dakar. Era quella la medaglia morale da appendersi al collo da soli.

Per questo la Dakar di oggi, per spettacolare che sia non è la stessa cosa. E' inquinata dal nostro mondo, pieno di interessi e ipocrisie, da rapporti falsi col prossimo...ormai è un prodotto confezionato e venduto, come una scatoletta di tonno.E' un'evento sportivo come i Mondiali di Calcio.. Che poi vengano comunque esaltate qualità umane non indifferenti non è in discussione ma è proprio l'evento in se stesso che ha perso le motivazioni delle sue origini.

Di che è la colpa ? Non ci sono colpe specifiche. E' l'evoluzione delle cose.
Un pò come è successo dopo la scoperta dell'America. I primi coloni, sbarcati ad est hanno esplorato tutto l'esplorabile fino alla costa Ovest. Poi è arrivata la ferrovia ed è finita un'epoca. La grande cultura del cavallo e della prateria era definitivamente morta. E con essa anche tutta la cultura dei Pellerossa e le loro tribù massacrate dalla nostra ingordigia era dovuta soccombere al "Dio Dollaro".

In un certo senso la Dakar nella sua storia ha fatto la stessa fine,ciò non toglie che non è stata inutile.
Pensate alle migliaia di persone che con ogni mezzo hanno girato in lungo e in largo l'Africa inseguendo un mito in questi 30 anni...sarà rimasto qualcosa nel cuore anche a loro o no?



penso che sia nella nostra natura la voglia di scoprire cosa c'è dietro "l'angolo" , come anche mettersi alla prova con se stessi .
credo anche che vedere il proprio figlio , che vuole vivere la sua vita , e soprattutto nella maniera che hai sempre desiderato e magari fatto quando avevi quell'età , sià un pò come tornare indietro nel tempo e rivedersi giovane come lui ad inseguire quei sogni che solo a quell'età sanno darti il massimo delle emozioni .
credo anche che tuo figlio sia fortunato ad avere un Padre come te.

l'avventura , che sia a piedi , a cavallo , in bici , o come nel caso nostro in moto , sia veramente la voglia di misurarsi con se stessi , e di evadere da questa stupida civiltà ,falsa bugiarda e corrotta.
ci sono molti modi per vivere un'avventura , anche essere un'operaio della Fiat avere una famiglia e pagare l'affitto tutti i mesi sia un'avventura ,anche sè al contrario delle nostre avventure , non è lui che decide quando partire e soprattutto quando tornare .

noi siamo uniti da una grande passione che è la moto , e la Parigi Dakar ha rappresentato il modello di avventura che tutti volevamo .
e nata in sordina e piano piano ci ha travolto per quello spirito di follia che accendeva la nostra voglia di misurarsi con noi stessi e le nostre capacità , non tanto quelle di abilità a stare sulla moto , ma di provare quella nuova realtà dove la tua forza fisica e mentale  era la tua unica possibilità di vita .

poi è venuta L'Africa con il suo deserto , e lì come la prima volta che assaggiai la "Tacchina",una volta stato e vissuto quelle sensazioni che solo lì puoi provare , non ho potuto più farne a meno di pensare a quando ritornare.

sono d'accordo che ormai l' africa e il suo deserto non è più quello di trent'anni fà , e sono d'accordo anche che se il prossimo anno ci sarà nuovamente la Parigi Dakar , non avra più il sapore di quella dei nostri tempi , ma credo anche che potrà smuovere l'interesse in quella parte di appassionati giovani che non hanno vissuto il nostro tempo , e magari li spingerà , ad avventurarsi alla scoperta del deserto e della sua magia.

penso anche che parlare di Africa di Deserto e di Avventura ,porti tutti noi a vederla in maniera diversa , un pò per come l'abbiamo conosciuta , ma soprattutto per quanto abbiamo lottato per conoscerla.
ma sò anche che una volta laggiù le sensazioni ci accomunano tutti nello stesso pensiero, e tutti siamo testimoni l'uno per l'altro di quell momento che resterà sempre dentro di noi .

un'altra cosa sulla nuova Parigi Dakar, che non potrà mai più essere quella di una volta , non solo perchè non ci saranno più quelle tappe allucinanti , ma anche perchè con i mille strumenti di bordo che ti traccianno quel fettucciato virtuale che ti porterà a fine tappa , e al km 250 dovrai fermarti per mezz'ora di riposo obbligatorio (un pò come i camionisti in strada che dopo 4 ore si devono fermare per 45 minuti) e proprio lo spirito dell'avventura che va a mancare , ingrediente principale che Sabine sapeva metterne in quantità giusta.

un'ultima cosa , ho avuto la fortuna , o meglio dire l'onore di conoscere Ambrogio Fogar e anche Clay Regazzoni con la sua carrozzina .
li ho conosciuti in Africa , nel deserto , e quelle poche parole scambiate  e quelle strette di mano resteranno un ricordo sempre vivo in me.

di queste persone non ne esistono più , e il contributo che questi insieme ad altri grandi di quei tempi hanno dato al mito di questa gare e stato altissimo , per questo per quanto proveranno a rifarla non potrà più ripetersi quell'evento unico.

;:bananasaluta:;